Recensione su Doppio Jazz

Recensione del 10 Febbraio 2023 sul Web Magazine DoppioJazz

// di Kater Pink

Prodotto dall’etichetta Dodicilune, distribuito dal 7 febbraio in Italia e all’estero da Ird e dal 14 febbraio nei migliori store on line da Believe Digital, “Tears and Light”, è il nuovo progetto discografico del trio salentino Yugen. Katya Fiorentino (pianoforte e composizioni), Stefano Compagnone (basso) e Maurizio De Tommasi (batteria) presenteranno ufficialmente gli otto brani originali del cd venerdì 10 febbraio alle 21 con un concerto ospitato dalle Officine Culturali Ergot in Piazzetta Ignazio Falconieri a Lecce. 

La gamma sonora del trio, nato nel 2020, sviluppa un gioco di spazio e tempo. Cicliche cellule ritmiche e melodiche si miscelano ad ampie dilatazioni sonore dalle quali emerge una concezione orizzontale della band in cui ogni strumento è sempre protagonista del brano eseguito: un paesaggio sonoro sospeso, evanescente, a tratti intimo o astratto ma sempre ricco e multiforme, attraverso una ricerca estetica propria delle avanguardie jazz europee contemporanee, che affonda le sue radici nella tradizione dei paesi scandinavi. Un linguaggio essenziale e allo stesso tempo colorato, una continua ricerca di soluzioni timbriche raffinate e originali, temi dalla forte impronta melodica, l’improvvisazione e la totale libertà espressiva sono le caratteristiche essenziali del trio. Yugen è una proposta ad ascoltare e ad ascoltarsi, è un invito a far sì che un’esperienza soggettiva possa divenire collettiva. In linea con lo stile musicale, la scelta del tri o è quella di esibirsi esclusivamente all’interno di musei, associazioni culturali, festival, luoghi storici o d’arte. In alcuni brani del disco il trio è affiancato da Valerio Daniele (chitarra), Giorgio Distante (tromba) e Francesco Massaro (elettronica).

«Goethe diceva che “l’architettura è musica congelata”. Dunque, la musica è architettura», scrive Davide Ielmini nelle note di copertina. «Lo sa bene questo trio, capace di un linguaggio emotivamente divergente ma compatto nel quale, tra il vigoroso e l’ardimentoso, non mancano toni riflessivi (“Sheets From Afar”) ma mai leggeri. Yugen, con la sua purezza sonora disarmante, unisce le trasfigurazioni sonore della contemporaneità in una narrazione a tratti epica. Nella quale le dicotomie dei sentimenti, sempre fuggevoli come lo è a tratti questa musica, si riversano in quelle sonore: da un lato la tromba di Giorgio Distante in “If You Want” (melodica e verticale) e dall’altro la chitarra di Valerio Daniele in “Tears And Lights” (bruciante e corrosiva). Il significato di questo primo lavoro si ritrova nel nome giapponese del trio, che indica qualcosa di “leggermente scuro” e misterioso come lo sono le ombre. Perché ciò c he non si conosce è ciò che conta», prosegue il pianista, giornalista e critico musicale. «La logica musicale (la tecnica costruttiva) riesce ad ottenere questi risultati perché non dimentica mai di dover essere anche illogica (il lato emotivo). Quindi, mutevole per sua stessa natura. È per questo che i brani del trio sono cerchi che non vogliono chiudersi: hanno un inizio ma potrebbero non avere una fine (il caleidoscopico “Interludio/Picture #1”). Ispirati a tratti da due modelli del jazz progressive – da un lato gli americani Bad Plus e dall’altro lo svizzero Nik Bärtsch – i tre trovano nel disegno musicale dell’ostinato il giusto ancoraggio stilistico nel quale la scrittura, l’improvvisazione e l’interpretazione sono tutte figlie di una incontrastata libertà espressiva.

Delle due definizioni che Bärtsch ha coniato per la sua musica, Ritual Groove (l’altra è Zen Funk) è particolarmente adatta a questo percorso dove il battito metronomico, che guida le cellule ritmiche cicliche, ha il duplice ruolo di trattenere e rilasciare. Mutevoli fino ai confini dell’ipnosi, questi brani – portatori a volte di una sensazione di “calma dinamica” con un imprinting melodico pervasivo – seguono i principi della ripetizione e della riduzione attraverso il procedere orizzontale dell’interplay. Nel quale il collettivo è unità divisa in tre».